Altro che mondiali di calcio: niente come la coloratissima festa di Sant Jordi è capace di richiamare i Barcelonins attorno ai festeggiamenti del loro co-patrono e di inebriare i forestieri.
La festa religiosa – che porta in dote le rose e i draghi – si unisce a quella profana dei libri, istituita come atto d’omaggio a Shakespeare, Cervantes e De la Vega, tutti e tre scomparsi il 23 aprile del 1616 (se volete sapere qualcosa in più sulla tradizione, vi consiglio questo articolo: http://spaghettibcn.com/20090421_la-festa-di-sant-jordi-libro-rosa.html)
Per un giorno, tutti abbiamo almeno una ragione per essere pellegrini.
La tradizione vuole che ci si scambi rose e fiori; io, che li amo allo stesso modo entrambi, non potevo trovarmi nel luogo più consono.
Barcellona diventa un fiume di libri, rosso di rose. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Vi racconto com’è stata la mia passeggiata.
Prima di tutto, quest’anno ho voluto fare un piccolo omaggio floreale alla città: ho messo sul balcone dei gerani rossi alternati a delle roselline gialle, che richiamano i colori della bandiera catalana.
Nei pressi della cattedrale, ho incontrato la deliziosa piazzetta di Sant Felip Neri, dove c’è una scuola annessa alla chiesa. Sulla facciata, come per la maggior parte degli edifici urbani, c’era una lunga bandiera. Su questa, dominava il simbolo del lutto, una lacrima nera per il funesto evento dei giorni scorsi presso l’Istituto Joan Fuster.
Lasciati alle spalle i festosi schiamazzi dei ragazzini, ho iniziato ad intercettare sul mio percorso cesti di libri e rose decorate con spighe di grano, simbolo della fecondità e dell’abbondanza.
Quest’anno le rose erano strepitose; a fianco a quelle “naturali”, i creativi si sono sbizzarriti:
rose di legno
Così come variegata era l’umanità, tutta presa dal richiamo del profumo e delle parole; della bellezza, insomma.
Giovani catalani a intonare canzoni popolari a tema
Persone di ogni età, colore di pelle, sesso
Un drago insidia Radio Catalunya
aaaaaa se lo avesse visto Don Quijote avrebbe sguainato la spada e si sarebbe lanciato con Ronzinante alla sua conquista, pardon, acquisto!
Cervantes. Di recente ho letto su Wikipedia una splendida frase di M. Vargas Llosa: “Gli scrittori di oggi dovrebbero cercare in Cervantes qualcosa di morale più che di letterario. Come, avendo sofferto tanto, ha potuto scrivere una opera di tale generosità”. Eh si, generosità, quel miracolo umano che si sta svilendo. Cervantes ha avuto una vita difficilissima (com’è interessante leggere le biografie) eppure – è vero – è stato un uomo di immensa generosità. Generosità, sì, sì, è questo il termine adatto.
Alla fine, anche io ho scelto le mie rose e i miei libri
Una rosa di legno perché duri nel tempo e mi ricordi di questa bella giornata; una rosa vera; un libro abbastanza vecchiotto sul “Cane, il miglior amico dell’uomo” e infine un libro che non conoscevo e chi mi ha (tragicamente) fatto rimanere a bocca aperta: “Parigi nel XX Secolo” di J. Verne, la storia di un poeta laureato in Lettere che non trova il suo posto in un mondo governato dalle leggi dell’economia e del cieco progresso.
E il drago? Al prossimo articolo.
“Al tuo fianco nessun drago può farmi paura”